Abbiamo appena compiuto 10 anni. Siamo diventati grandi pur rimanendo piccoli.
Alla nostra età, tuttavia, gli anni non possono contarsi seconde le regole del calendario ordinario, ma si allungano e si accorciano più rapidamente, o più lentamente, a seconda del periodo vissuto, della voglia di stare insieme, di quel sentire comune che avvicina gli uomini anche di fronte alle avversità.
In questi 10 anni ne abbiamo combinate tante, ci siamo fatti sentire, abbiamo rumoreggiato per le strade e nei palazzi ed abbiamo attraversato correnti e fiumi insidiosi, comunicando reciprocamente sensazioni, desideri, perplessità.
Siamo stati anche insicuri, forse, pigri, in altri momenti, risoluti, quando è stato necessario.
La Comunità ha accolto persone diverse, dalla provenienza disparata, dalle idee e dai desideri multiformi e reciprocamente distanti … Nel tempo, ha lasciato indietro qualcuno ed altri di nuovi ne ha trovati.
Siamo diventati più vecchi, sognando di rimanere bambini…
Come Velia, che racconta ancora le fiabe degli alberi, sotto gli alberi.
Come Nino, che non smette mai di raccogliere, spostare, inchiodare, pulire, sistemare … anche se si fa male e la sera ha dolori dappertutto, ma non lo dice a nessuno.
O come Mario, che si sporca la faccia e si siede dietro a tappi e bottiglie di plastica e si trasforma in scarto di fabbrica e dell’umanità.
O come Bruna, che si appallottola in un sacco, per terra, come se fosse la sua casa, il suo mondo, tutto ciò che ha.
10 anni insieme sono una lunga storia, fatta da decine di storie separate. Di mondi paralleli che si incrociano all’infinito, di voglia di fare insieme e di mandarsi a quel paese.
Molte esperienze sono state vissute e molte sono state abbandonate. In una continua ricerca di equilibri e desideri di fare, di spingersi oltre e di abbandonare il percorso intrapreso.
Ogni Comunità vive secondo queste regole, per lo meno ogni Comunità dove le persone possono esprimere il proprio pensiero e comunicarlo liberamente agli altri.
Ogni Comunità che sia tale ha il dovere di ascoltare ed il diritto di partecipare.
Ogni Comunità sa o dovrebbe sapere che niente è scontato e che niente è dovuto. E che le regole di comportamento valgono per tutti, anche per coloro che fanno finta di dimenticarlo.
La nostra Comunità ha trascorso 10 anni insieme, spintonando, lottando e ridendo. Oppure mangiando e bevendo allegramente.
Insomma: ha trascorso 10 anni vivendo.
E nella vita non tutto è bello e non tutto è brutto: è semplicemente vita.
E nessuno può sognare di discostarsi da questo principio universale ed immutabile, che fa parte di noi, come il sole e la luna, le montagne ed il mare, il deserto e le foreste.
E per i nostri 10 anni abbiamo pensato agli alberi. E ne abbiamo piantati undici. Nella nostra base in Aspromonte.
Ed abbiamo pensato alla Natura. Che ci ospita e ci sopporta.
Ed abbiamo pensato a Papa Francesco ed alla sua Laudato Sì.
Ed abbiamo raccontato l’Enciclica impersonando soggetti e storie diverse, richiamando alcuni passi del bellissimo testo e parlando dell’innovazione biologica, dell’acqua, dell’inquinamento, della decrescita, dei cambiamenti climatici, dello stile di vita.
L’abbiamo raccontata ai nostri ospiti, rappresentanti di tante altre Comunità ed Associazioni, che ci ascoltavano nei vari punti della base che erano stati allestiti per un percorso didattico/sensoriale/naturalistico, preparato (grazie Paola) per illustrare alcune specie di piante ed alberi che impreziosiscono quel bellissimo ambiente, che ospita ogni anno decine di gruppi scout.
L’abbiamo fatto con passione e divertimento. Con fatica e sacrificio. Ma l’abbiamo fatto bene. Alla fine erano tutti contenti, forse anche un po’ ubriachi.
Ma che importa: in vino veritas! Ed alla fine tutti ci hanno fatto i complimenti.
10 anni insieme sono tanti, alla nostra età. Ma non si sentono, se passati nella consapevolezza delle rispettive fragilità ed emotività e nella convinzione della importanza del camminare insieme.
Padre Carmelo lo ha ricordato, nella sua omelia. Non siamo Comunità. Ma il suo discorso in negativo era come la cartina di tornasole dove una parte si sporca ma, allo stesso tempo, da significato a tutto il resto.
Ci ha ricordato e messo in guardia da tutto quello che spinge a non essere una Comunità e ci ha anche spiegato perché. Poi, col suo sorriso mite e bonario, ci ha ringraziato per quello che siamo e per come lo siamo. Una Comunità.
E’ stata una bellissima giornata.
Qualcuno, andandosene e prenotando i primi frutti che gli alberi appena piantati porteranno nei prossimi anni, ha lanciato l’idea della Festa delle Comunità alla base, nella primavera di ogni anno.
Ne vogliamo parlare? Oppure vogliamo farci vincere dalla apatia e dalla stanchezza? O dalla tristezza e dal risentimento?
Begli scout che saremmo …
Buona strada a tutti, per gli anni a venire.
Articolo dell’ AS Francesco Campolo tratto dal sito della comunità..http://www.masci-rc4.it/10-anni-insieme/.