Il 9 giugno scorso le Comunità Masci di Lamezia Terme, insieme alla Comunità Agesci Lamezia 8, hanno dato vita ad un evento estemporaneo, un Flash mob che si è svolto sulla centralissima isola pedonale del corso G. Nicotera.
Si è voluto portare all’attenzione della cittadinanza, lo stato di degrado e di non fruibilità in cui versano i Beni architettonici ed archeologici lametini, in particolare gli scavi di Terina, il castello normanno-svevo, l’ abbazia benedettina di S. Maria, il Bastione di Malta, chiusi al pubblico, invasi dalle erbacce e in stato di abbandono, di fatto “ invisibili”. Nell’elenco dei Beni è stato aggiunto anche il Museo archeologico, tecnicamente fruibile, ma non da tutti, per l’imposizione del ticket da parte dell’ ultima amministrazione comunale, proprio quella sciolta per infiltrazioni mafiose, che progettava così di arraffare, senza vergogna, i soldini degli scolaretti in visita.
La famiglia scout ha interpretato l’azione scenica con grande coinvolgimento, attraverso i simboli della denuncia ( cartelli, striscione, slogan), dell’oblìo ( velo nero, sottofondo vocale).
La situazione attuale di Lamezia è ben nota a tutti; commissariata ormai da molti mesi, affonda lentamente nei suoi irrisolti problemi di gestione del territorio e dei bisogni della popolazione.
E allora perché battersi proprio per la tutela dei Beni culturali, mentre ben più pesanti emergenze ci schiacciano?
Perché siamo scout, è la risposta, e quindi, non solo etimologicamente, esploratori. Facciamo strada per indicare nuovi percorsi, spunti di riflessione diversi, che aiutino a superare le difficoltà del presente.
La nostra gente è ripiegata su se stessa, mortificata nella sua dignità, pessimista riguardo al futuro?
Allora guardiamo al passato, ritroviamo la nostra identità con orgoglio e determinazione.
Più di mezzo milione di anni fa un ominide arrancava già nel nostro territorio, incerto ancora nella sua nuovissima andatura a due gambe, e costruiva strumenti per sopravvivere, millennio dopo millennio, rudimentali imbarcazioni commerciavano il vetro vulcanico tra Lipari e il nostro golfo, i Lametini navigavano sul fiume Amato, a Terina si cesellavano meravigliosi gioielli in oro, il Grande Federico costruiva il nostro castello e risuonava già il canto gregoriano tra le mura maestose della nostra abbazia.
I nostri Beni, il nostro affascinante Libro di storia, ci insegnano che molte culture si sono succedute su questo territorio ed hanno lasciato tracce significative, e che perciò, vivere e prosperare a Lamezia si può e si deve.
Ricominciamo dal nostro passato.
Come recita il nostro slogan, “ Diamo un Futuro al nostro Passato”.
a cura di Valeria Failla, incaricata Creato.